Come smaltire le batterie scariche – la guida definitiva

Alimentano i nostri telecomandi, tengono in vita smartphone, giocattoli e macchine fotografiche. Ma vi siete mai chiesti che fine fanno i 450 milioni di batterie usate ogni anno in Italia?

Secondo uno studio condotto nel 2012 da Duracell in collaborazione con la European Recycling Platform (Erp), nel nostro paese ogni anno vengono gettate via 200 milioni di pile in parte ancora cariche. È stato infatti rilevato che al loro interno l’energia residua calcolata sul totale equivale a 900.000 kWh, ovvero quella necessaria per alimentare circa 300 mila abitazioni per un’ora: tradotto in parole semplici vuol dire che buttiamo le batterie con almeno il 41% di carica ancora disponibile.

Oltre allo spreco di energia l’altro problema, verso il quale Giemme Battery si è sempre dimostrata sensibile, è quello relativo allo smaltimento corretto e al recupero delle batterie: solo una su quattro viene riciclata. Sì, avete capito bene: le pile possono avere una seconda vita, basta seguire delle semplici indicazioni.

Il primo passo per gestire il fine vita di una batteria riducendo al minimo l‘impatto ambientale è assicurarsi che al suo interno non ci sia ancora energia.

Non è detto infatti che, quando un dispositivo come una fotocamera digitale smette di funzionare, la pila sia scarica: a volte ha carica sufficiente a far funzionare piccoli apparecchi con assorbimento energetico minore, ad esempio una sveglia o un gioco per bambini. Prima di buttarle basterà quindi fare una prova spostandole in questo tipo di dispositivo e verificare che siano completamente esauste.

A quel punto potrete restituirle a un qualsiasi rivenditore o recarvi nei punti di raccolta disponibili (presso centri commerciali, scuole, tabacchi); diverso il caso per le batterie d’auto che contengono piombo e devono essere smaltite nelle isole ecologiche presenti nella vostra città o portate direttamente ai concessionari o alle officine.

Perché riciclarle? Le batterie sono considerate rifiuti speciali: la maggior parte infatti contiene metalli pesanti tossici come nichel, cadmio e mercurio, che attraverso uno smaltimento corretto possono essere recuperati e riutilizzati (si parla di almeno un 60% dei materiali che le compongono), invece che disperdersi nell’ambiente causando l’inquinamento dell’aria (nel caso vengano inceneriti), del suolo e dei corsi d’acqua.

Diversi i tipi di oggetti che derivano dal riciclo delle pile esauste: dal manganese e dal nichel ad esempio si ottengono pentole e utensili da cucina, dallo zinco  argenteria, dal cobalto si ricavano i magneti, dal cadmio le saldature e dal piombo  nuove pile.
Se vi state chiedendo quali batterie si riciclano la risposta è semplice: praticamente tutte, da quelle di uso comune alle ricaricabili. Un uso sempre più responsabile delle batterie ha portato inoltre vari produttori a realizzare confezioni riciclabili fino all’85%.

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